Sigma DP2 Quattro, primo sguardo rapido a caldo


Scrivo a caldo, le prime impressioni sono sempre state significative per me.
Valgono quello che valgono dato che non possono che essere superficiali, ma è proprio la superficie che intendo descrivere qui, e poi ciccia, questo è più un diario personale pubblico che un blog con intenzioni ipertecniche, quindi decido io cosa farne. 

Per puro caso mi sono ritrovato possessore di una Sigma DP2 Quattro, e ovviamente del relativo sensore Foveon, una sorta di “coso” mitologico per molti fotografi. 
Confesso che negli ultimi 4-5 anni ho sedato la mia curiosità verso questa tecnologia, ogni tanto ho ceduto alla tentazione di sbirciarne le aste o le quotazioni sui vari store online, ma ho sempre tenuto botta.

Ieri no, non ce l’ho fatta, complice un affare tramite un amico (diavolo tentatore) e quindi per vie traverse non ho più resistito al “richiamo della foresta”.



Eccomi qui. Ho letto fiumi di recensioni, ho letto il manuale (si, lo giuro, lo faccio sempre ed è una miniera di scoperte ogni volta per ogni macchinetta) ma ovviamente mi manca ancora tutto il lato pratico sul campo.

La novità rispetto a molte recensioni lette è che il firmware è stato aggiornato di recente, e questo ha risolto una delle obiezioni più consistenti sulle quali si ritornava sempre: la lentezza dello sviluppo del raw con il loro programma proprietario (l’unico in grado di farlo).

Premesso che il primo turno di scatti l’ho fatto con il vecchio firmware 1.01, Raw + jpg, ho provato a sviluppare il raw e probabilmente i cavalli che ho nel mio portatile di ultima generazione non hanno sofferto più di tanto, sia nelle anteprime delle miniature che per lo sviluppo dell’editing. Lento ma fattibile, qualche attimo di attesa. 
Da quello che avevo letto in giro sembrava che si dovessero fare le ragnatele nelle attese, quindi o lo hanno velocizzato oppure è una questione di calcolo puro delle macchine.

Comunque ora si possono fare dei succulenti DNG in camera, magari uno step di bit sotto il raw, ma sono sottigliezze da nerd.
Resta che i Jpg sono straordinari, a saperli fare sul campo ovviamente.

Foto come uscita dalla macchina

Crop 200% (circa) della foto sopra




Impressioni d’uso: 
Il contrasto del display inganna, se ne vede molto e poi sui files ne ho trovato molto meno, ma poi ho scoperto perché, almeno in parte credo. Di default la Sigma imposta una correzione in camera che compensa le ombre appiattendo l’immagine (santo manuale).
Ora l’ho eliminata, vedremo che ne esce dalle prossime sessioni.
La macchina va usata per quello che è, non finge di essere un sistema o di poterlo sostituire. Se si accettano i suoi limiti ci si può godere in serenità quello che restituisce.

Usabilità: Iso 100-400, niente stabilizzazione, af lento e impossibile appena cala la luce, elevato consumo delle batterie, niente mirino (solo esterni e da aggiungere), poche funzioni (ma essenziali), niente connessioni on air (ora hanno implementato l’EYE-fi nel menu per le schede SD che hanno questa funzione, l’ho provata in passato e non la consiglierei al mio peggior nemico), quindi armatevi di pazienza e scaricate la scheda alla vecchia maniera… 
Per il form factor siamo al livello di sadomaso stiloso, bisogna interpretarlo ed adeguarsi soffrendo; il sospetto è che nascesse come un vassoio di lusso per passare il sushi monoporzione e poi sia stato trasformato in macchina fotografica, ma ci tengo a precisare che non ho le prove di quanto affermo, farei un anche un test sul campo ma non mangio sushi.



Veniamo alle meraviglie.
I file che ha restituito sono di una ricchezza mai vista finora, e ne ho visti. Il paragone che mi viene in mente, come botta emotiva, è la sensazione che si ha prendendo una Velvia 50 medio formato e guardandola controluce, sembra di poterci entrare dentro.

Tirando le somme mi pare che ci si abitui un po’ a tutto, guardavamo e fruivamo delle VHS, ora si ascoltano gli mp3 nel caos urbano e con sistemi di fortuna… Nella fotografia si è passato un po’ di tutto e anche quando siamo esigenti tendiamo a compensare correggendo con il cervello molto di quello che osserviamo o produciamo.
Probabilmente la deriva “emotiv” di questi settori è anche figlia di questa leggerezza (o superficialità), va bene in molti casi ma sarebbe meglio non dimenticare che esiste anche un “Universo” di qualità che ricambia le fatiche fatte a ben altri livelli.


In soldoni la nuova arrivata affiancherà il mio sistema fotografico per produrre quelle immagini per le quali è semplicemente inarrivabile, il resto si vedrà.

Non ho prodotto immagini fotograficamente significative, mezza giornata casual non consente di fare molto, ma qualche foto giusto di assaggio, dal basso della mia inesperienza con questo mezzo.

Come tutte le altre cose che utilizzo, passato il primo momento di studio tecnico, tornerò a non specificare più con cosa le ho scattate, al limite interessa  a me sapere per cosa siano adatti i mezzi che utilizzo, ma solo per decidere cosa utilizzare nelle diverse circostanze, poi resta solo quello che si è prodotto a parlare di sé (e si sa che dalla rete e dai social emergerà ben poco di quel patrimonio di dettagli naturali che restituisce questa macchinetta).












© Renato Greco - Tutti i diritti riservati

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