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Breve inno alla sobrietà.

La fotografia come strumento di racconto o di autocelebrazione.
Tralasciando le sfumature, vedo fondamentalmente due categorie di approccio a questo strumento di rappresentazione, chi la usa per parlare di sé e chi per raccontare ciò che lo circonda. Questo ai due lati opposti insomma, con le dovute sfumature di grigio che possono esserci nel mezzo.

Magari il problema di molta fotografia è proprio questo estremo spingere i contrasti dimenticandosi della ricchezza dei grigi che stanno tra la ricerca dell’invisibilità e del protagonismo di chi la scatta; la vera rivoluzione oggi sembra stia nel restare normali e non cedere alle tentazioni di strafare, forse per mascherare proprio quell’incapacità di gestire i grigi, con le dovute eccezioni (nelle quali si riconosceranno un po' tutti ovviamente).


Dolomiti, San Martino di Castrozza - Mamiya Press Sekor 100/3,7, Fuji Acros 100 6x7



Certo non sarebbe un problema, volendo relativizzare il tutto, però sono cose che poi orientano il gusto collettivo di chi vi attinge acriticamente e alla fine il risultato è che ci troviamo circondati da questo genere di immagini ad arredare le nostre stanze del quotidiano.

In fin dei conti confrontarsi con un approccio più rigoroso a questa dimensione linguistica potrebbe anche valorizzare gli eventuali occasionali sconfinamenti.

Porto Cesareo (Le) Fuji Ga 645 Zi Ilford HP5

Giare di Mira (Ve) - Mamiya Press Sekor 100/3,7, Ilford Hp5 6x7

Rebecca - Fuji Xe2 Zeiss Planar 85/1,4

Primo mare (da serie), Porto Cesareo - Olympus EPl5 Zuiko 40-150

Al Mare - GoPro Hero 2


 © Renato Greco 2017

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