Renato Greco

Fotografo, videomaker, viaggiatore e musicista.

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Una delle cose che più mi attirano fotograficamente parlando è quella di fare delle brevi ma intense passeggiate in luoghi fotogenici in ore di luce particolare, in velocità, rigorosamente punta e scatta a mano libera, agendo d'istinto per cogliere al volo le visioni periferiche e gli spunti improvvisi. 

OMD EM5 + Zuiko 17/1,8 - 1/400 sec f 4 ISO 1600

Quanto può essere divertente il mondo Lo-Fi anche nella fotografia?... parecchio! a patto di considerare la cosa per quello che è, quindi divieto assoluto di pixel peeling e di purismi concettuali!


Ci sono marchi che hanno fatto la storia della fotografia, e tra questi Leica è sicuramente ai primi posti come sinonimo di altissima qualità. Da tempo si affianca al marchio Lumix con costi più accessibili e probabilmente qualche compromesso in più, ma il Summilux 25/1,4 che producono per il consorzio Micro quattro terzi sembra non risentire troppo della sua relativa economicità. Si tratta pur sempre di una lente a focale "normale" (relativo ai 50mm classici sulle 35mm) a un prezzo che si aggira intorno ai 500€ quando va bene. 


Come si fa a dire di no ad una passeggiata notturna a Venezia con un amico fotografo (e titolare del mio negozio preferito e di fiducia)?... impossibile!

Così qualche giorno fa, in una fresca serata autunnale di metà Novembre, approfittando di una tregua nelle acque alte del periodo,  io e Marco Missiaja, armati rispettivamente di Olympus OMD EM5 e Fuji X-M1 ci siamo avventurati nella zona che da Campo San Luca porta alla Chiesa della Salute, con tutte le soste fotografiche del caso.
Anche se il tempo a nostra disposizione non è stato tanto, in un paio d'ore qualcosa lo abbiamo portato a casa.



Due focali abbastanza diverse ma che possono contendersi i ruoli in un set di fissi minimale ed economico, lo Zuiko 45/1,8 e il Sigma 60/2,8. Corrispondono nel formato 35mm a un 90mm e un 120mm.
Capita (sempre più raramente purtroppo) di avere un po' di risparmi e volersi concedere un bel fisso tele, restando in ambito micro quattro terzi il dubbio potrebbe ricadere sulle due lenti in questione, anche se abbastanza diverse tra loro.
Lo Zuiko è compatto e leggero, molto luminoso e veloce, con una nitidezza piacevole e non estrema, bellissima lente che si trova nuovo alla ragionevole cifra intorno ai 250€. l'unico appunto è nella costruzione plasticosa e l'assenza di paraluce.




Sempre grazie all'aiuto di Mauro, continuiamo il precedente raffronto con l'analisi dei risultati degli zoom kit Lumix G Vario 14-42 e M.Zuiko 12-50.
 Tralasciando, gli aspetti più ampi che differenziano questo tipo di obbiettivi dalle focali fisse (luminosità, dimensioni, prestazioni generiche) concentriamoci su quanto possa cambiare la resa fotografica, i pro e i contro (rispetto ai nostri scatti), come risultato finale, quindi con jpg in camera (Olympus OMD E-M5).






Oggi grazie alla getilissima disponibilità del mio amico e fornitore fotografico di fiducia Marco Missiaja sono riuscito a passare una bella mezzora con il re dei fissi del sistema m43, M.Zuiko 75mm f 1,8.
Non voglio fare l'ennesima recensione tecnica che ne esalta la bellezza, una lente favolosa e favolosamente costruita, punto.
Detto questo ho voluto divertirmi un po' alla faccia dei detrattori sel sistema per la mancanza di bokeh nel "piccolo sensore" 4/3, vediamo...











Check my tumblr for others images
Una delle cose che ricordo con più nostalgia di quando si scattava in pellicola, era l'approccio allo scatto con la Diapositiva. Conoscendo la sua reazione alla luce, si poteva gestire il risultato in fase di scatto, compensando l'esposizione e ottenendo su film l'esatta resa delle scelte compiute.
Era diverso dal negativo, che comunque prevedeva compensazioni in fase di stampa, la diapositiva la decidevi tutta tu.
Morro De Sao Paulo - Bahia 
Diapositiva - Fuji Velvia 50 - Contax 167 MT  + Yashica 135/2,8

Una delle scelte più complesse è quella relativa alle ottiche "di uso quotidiano" per chi si avvicina al mondo del m43. Tra zoom e fissi non è facile orientarsi dovendo rinunciare a qualcosa in entrambi i casi. 
Spesso le differenze sono un po' enfatizzate dalle componenti emozionali di chi le possiede, io più che di pregi e difetti amo parlare di caratteristiche delle lenti, ma in questo caso ho deciso di fare un approccio più schematico tra le lenti in mio possesso, vediamo quali sono le differenze di resa in condizioni di luce ottimali.

Nell'analisi dei files coinvolgerò anche il mio amico Mauro, persona competente e metodica (al contrario di me che sono istintivo e umorale) più noto nell'ambiente con il suo nick Mauro P.

Abbiamo confrontato le nostre impressioni per valutare la resa, partendo dalla triade di fissi Lumix 14mm f 2,5, lo Zuiko 17/1,8 e il Lumix 20mm f 1,7, salendo di focale con lo Zuiko 45/1,8 e il SIgma 60/2,8 insieme ad alcuni zoom come il piccolissimo Lumix G Vario 14-42/3,5-5,6, lo Zuiko 12-50/3,5-6,3 e lo zuiko 9-18/4-5,6 per vedere quanto distano nella realtà i risultati ottenibili con queste lenti in alcune condizioni specifiche e con focali simili. 


Dopo appena una settimana vorrei fissare alcune impressioni a caldo per questa lente puttosto particolare.
I 35mm (equivalenti) o si amano o si odiano, un po' come i 50mm, è una focale che restituisce quella naturalezza dell'angolo di visione umano, e di conseguenza necessita di un approccio molto naturale alla fotografia, rinunciando alle stucchevolezze dei grandangoli onnicomprensivi o all'isolamento dei dettagli dei selettivi tele. Ok, per la precisione nel m43 questi sono 34mm equivalenti.
Sospettavo da un po' che questa fosse la mia focale e finora ho sopperito con il Lumix 20/1,7 (Equivalente 40mm), lente splendida se non fosse per la disastrosa gestione dell'AF.

 da sx: M.Zuiko 17/1,8 - Lumix 20/1,7 - Lumix x vario 14-42

Lo zuiko 17 f 1,8 convince sin da subito, appena esce dalla sua scatola (sempre troppo povera di accessori per la qualità e per il prezzo); un piccolo gioiello meccanico, con la ghiera dell'AF che slitta in manuale mostrando i riferimenti per la profondità di campo e assumendo un fine corsa in entrambe le direzioni (cosa fantastica).

 Olympus OMD EM5 con M.Zuiko 17/1,8


Rev. 2



Una delle questioni più calde dei luoghi dove si parla di attrezzatura fotografica (che spesso poco ha a che vedere con la Fotografia) è quella sulle dimensioni dello strumento, con l’implicita proporzionalità diretta tra dimensioni e qualità.
Evitando le specificità di esigenze di un certo tipo, che chi ha sa già come risolvere (quindi un professionista o un amatore avanzato che deve arrivare a determinati risultati con determinata attrezzatura saprà già che cosa gli serve e cosa no), l’errore più frequente è quello di riferirsi nelle discussioni a qualità di immagine pura tirando i files all’inverosimile su iso stellari e pixel peeling compulsivi, o di contare gli scatti al secondo, o di comprare a peso. Insomma tutti parametri che a mio avviso sono veniali, la maggior parte dei quali sono stati introdotti dal digitale (prima la pellicola era uguale per tutti i corpi, volendo) e che possono distrarre dal fine reale delle attrezzature.
E quali sarebbero le cose da valutare allora? beh io dico sempre di chiarirsi prima le idee sulle reali esigenze fotografiche personali, non esiste il corpo perfetto migliore di tutti per tutti, si tratta sempre di compromessi che ci consentano di non essere troppo tarpati nel nostro workflow creativo. Ma ci sono molti miti da sfatare, innanzitutto quello della qualità.

Una delle ragioni per le quali si inciampa nel mondo delle mirrorless è quella del ridurre il peso, di cercare qualcosa di più maneggevole che non ci faccia sentire in difetto di qualità rispetto al più conosciuto mondo genericamente denominato Reflex.

Oriago (Ve), Sabato 2 Novembre 2013
In questo ultimo mese ho scelto di raccontare attraverso il blog l’ultimo viaggio fatto i primi di ottobre (2013) in Andalusia; man mano che selezionavo le immagini ne sceglievo alcune da postare, come una sorta di diario, rispettando (quasi sempre) la sequenza cronologica di quello che abbiamo vissuto. 
image
In questo post sto cercando di riassumere (a me stesso per primo) l’approccio assunto nei confronti della documentazione di viaggio, forse in inglese è più facile, potrei usare le parole Life catcher, un modus per raccontare anche le visioni periferiche che di rado si trovano nelle foto di viaggio (soprattutto in famiglia, come i miei), ma che sono quei luoghi, li rappresentano.



Gli amici insistono giustamente a pressarmi per scrivere le mie impressioni di utilizzo sul parco fotografico in mio possesso, in modo da lasciare feedback più “sul campo” e specifici da utilizzatore. Non che non ve ne siano sul web, ma sappiamo come la componente soggettiva possa variare in base a tanti fattori, e magari offrire spigolature più personali può fare la differenza in chi cerca opinioni prima di acquistare o suggerimenti di utilizzo a giochi fatti.

Naturalmente in questa mia fase, pur avendo ancora i piedi in più formati (che mi dedicherò anche a confrontare ove possibile), sono totalmente immerso nel mondo delle Mirrorless micro four thirds (MFT per comodità), e di conseguenza mi dedicherò a questo ambito specifico. In pochi mesi ho costruito un parco ottiche che ritengo funzionale, con obiettivi di vario livello e corpi macchina con attitudini diverse, e questo perché la prima realtà che si rivela appena ci si affaccia nel MFT è che esiste un notevole mercato di usato, ma anche offerte e svalutazioni delle generazioni non più recenti nel nuovo. Il fermento dello sviluppo che stiamo vivendo ha due facce, quella positiva di migliorare molto velocemente le prestazioni del nuovo e quella non proprio positiva (per chi ha comprato) di svalutare velocemente (almeno per i corpi macchina) ciò che è già sul mercato. Insomma vince chi ha la pazienza di non tuffarsi subito nelle novità.

image
Ieri mi è arrivato il sigma 60/2,8 e dopo pochi scatti ho sentito la necessità di fissare a caldo le prime impressioni.
image

Consideriamo il costo estremamente contenuto di questa lente, davvero non si può chiedere di più. La fattura è ottima, in metallo, e il feel sulla OMD M5 è davvero piacevole e di solidità.
La messa a fuoco è velocissima e silenziosa, ma la cosa che impressiona subito è l’estrema nitidezza della lente. Ho fatto alcuni scatti con quello che avevo a disposizione intorno, un ritratto con il flash e una prova a TA con un oggetto, provando la stessa cosa con l’ottimo e noto zuiko 45/1,8 (sempre a TA), per il quale però ho avvicinato il soggetto per riempire in modo simile il fotogramma.
all images are straight from camera, olny resized with LR.


Eccomi di rientro, caldo caldo, anche troppo, visti i 27° di ieri a Malaga e i 12 di questa mattina a Venezia. Ho avuto modo di approfondire il confronto tra le Olympus OMD EM5 e PL5 in questo tour dell’Andalusia, dove per 12 giorni le ho affiancate e usate in modo parallelo, sfruttando la possibilità di montare sempre ottiche con caratteri diversi.
Il giudizio comprlessivo è che siano due sistemi complementari, condividono lo stesso sensore e quindi non c’è un gap qualitativo nel risultato finale, ma cambiano le possibilità di scatto che i due corpi offrono. Le macrodifferenze stanno nel fatto che la OM5 ha il mirino e le ghiere, e questo consente un miglior uso di focali tele con correzione immediata della compensazione scattando, come faccio prevalentemente, in “P”. Comodissimo avere sull’indice la compensazione e sul pollice la possibilità di cambiare la coppia tempo/diaframma per affinare le scelte del processore, oltretutto si fa tutto con una mano. Per queste peculiarità ho preferito l’EM5 per il 45/1,8 e per il 45-175 lumix.
La Pl5, sensibilmente più leggera ma meno ergonomica, offre invece la versatiità di un display molto più mobile (e ribaltabile all’occorrenza), e questo aiuta moltissimo nell’uso dei grandangoli, soprattutto spinti, per le inquadrature con punti di ripresa (PDR) particolari, cosa che spesso determinate focali richiedono. La prevalenza su questo corpo è stata del 9-18 e del 14/2,5.

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Una buona fetta del viaggio è sempre l’organizzazione, soprattutto se si hanno alcuni fattori che impongono una buona definizione delle cose da fare. Noi viaggiamo con due bambini piccoli (2 e 4 anni) e relative esigenze, e di conseguenza mia moglie (giustamente) apprensiva  impone degli standard minimi.

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L’indecisione principale per chi si affaccia nel mondo mirrorless è quella di sceglie ere se optare per la linea Pen  in stile rangefinder o imboccare la via del male con le EVIL cioè quelle dotate di un mirino elettronico integrato.

I would like to talk about how to travel light but ready to document with photos (and video) your own trip.
Now with low cost flights is increasingly difficult to carry with you the reflex and the relative lenses, and if we add a specific issue, such as traveling with children, the problem becomes even greater.
and so, what to do?
After various and careful market analysis and discussions on the thematic forums, I have come to the conclusion that my goal is the mirrorless system. Personally, I opted for the Micro Four Thirds, I bought an Olympus Epl5 and, looking in the used market, I have joined some prime lenses,  such as Lumix 14/2,5, lumix 20/1,7 and zuiko 45/1,8, and then I bought some used zooms: the zuiko 12-50, 40-150 and 9-18. the whole kit bag can weigh about 1.5 kg which is impossible with any other system, and provides respectable performance, without weighing the long walks that characterize my travels.




Oggi mi sento quasi pronto a trattare un argomento piuttosto ostico nel panorama della fotografia degli ultimi tempi, le eterne diatribe tra gli utilizzatori di gear fotografico (ma vale più o meno per tutte le altre categorie).
Voglio premettere che sono un utilizzatore trasversale, ho usato la pellicola per anni , camera oscura compresa, e poi un po’ per il lavoro di documentazione che svolgo per un ente e un po’ perché i tempi erano ormai maturi, sono migrato sul digitale.
Onde evitare che quello che dico venga travisato o accenda flames, inizio subito a chiarire che le mie considerazioni sono solo il frutto della mia esperienza diretta e quindi prendetele, se vi interessano, come tali.

refer on tumblr
Ogni luogo diventa una storia, ogni storia un ricordo.
Pensare, scegliere, decidere quale sarà il teatro della nostra prossima avventura è sempre una fase emozionante, ricca di sogni molti dei quali sappiamo si realizzeranno e che sicuramente, come avviene per ogni viaggio, supereranno le nostre aspettative. Pensare è già viaggiare poiché si inizia da subito ad incuriosirsi e conoscere.
Fare tutto ciò con i bambini da un lato complica e dall’altro rende più ricca qualsiasi esperienza, per noi e per loro, cambia il senso delle cose, delle priorità, dei luoghi; non importa se di dovrà rinunciare a qualcosa, per motivi spesso banalmente logistici o pratici, si avrà sempre l’occasione di rifarsi su altri fronti, di apprezzare quegli aspetti più diretti che restituiscono una visione meno turistica e più da viaggiatori delle realtà che si incontrano.
Ho sempre pensato che anche con dei bambini piccoli non si dovesse rinunciare a viaggiare, anzi, proprio per loro, innescare sin da subito determinate attitudini all’adattarsi e al cambiamento continuo, porta moltissimi benefici.
Alberto, nato nel 2009, a 2 mesi  ha fatto i suoi primi 1000km in auto, ha compiuto 1 anno a Lisbona e conosce molto bene l’aereo che ci porta nelle nostre frequenti mete estere; come lui Rebecca, nata nel 2010, ha già viaggiato in Spagna e in Polonia, oltre alle tante gite fuori porta di alcuni giorni che prendiamo durante l’anno e al continuo su e giù da Venezia verso il nostro Salento natio.
Stare fermi è tempo sprecato, non hanno paura di cambiare letti, ritmi, luoghi e abitudini, sanno già che esistono lingue diverse per luoghi diversi e sanno adattarsi velocemente. Un po’ ho dovuto combattere con i freni e le apprensioni di mamma e parenti, ma ora, almeno la mamma, mi da ragione su questa scelta.
Loro parlano dei viaggi passati, raccontano e ricordano attraverso i video che ho fatto, le foto o i libri di viaggio che ho stampato, e spesso mi chiedono di rivedere il materiale. Sono soddisfazioni enormi per me, trasmettere una passione del genere agendo, vivendola insieme non a parole ma nei fatti, raccogliendo entusiasmo e curiosità, se non mi credete, chiedetelo a loro.

"…chi non parte, in verità
in nessun posto arriverà.”
(G. Rodari)



il day off, gli amici musicisti sapranno già di cosa parlo, capita di viaggiare per suonare e di avere il giorno libero per svariati motivi, sia organizzativo/logistici che per recuperare eventuali lunghi viaggi e fusi orari e raccogliere le energie per lo show.



Dopo anni sul progetto Nossa Alma Canta (www.nossaalma.it) dal 1998 al 2012, ho deciso di dedicarmi a qualcosa che uscisse da quel tipo di tracciato e linguaggio, che potesse raccogliere in maniera più completa quelle che sono le mie visioni musicali anche al di fuori dell'ambito bossanova/jazz. 

Partiamo dalla fine, l'ultimo tuffo nelle acque di una terra complessa come il Salento, la mia terra dalla quale mi sono defilato con scuse diverse in questi anni, forse con il fine ultimo di poterla rivivere e riscoprire continuamente ogni volta che vi ritorno. 


Prima ancora di iniziare con l'avventura "blog" ho già capito che più che un diario questo spazio sarà uno sketchbook, un luogo dove prendere appunti delle esperienze e dei ricordi. Non amo l'ordine, richiede un dispendio di energie e risorse che possono essere impiegate meglio altrove, e altrove è sempre meglio, ci sono cose nuove da vedere. Sarà per questo che amo viaggiare, anche quando sono fermo fantastico dei prossimi viaggi e recupero il possibile da quelli passati, uso i ricordi come linfa per ripartire a progettare il futuro. Raccontare è un modo come un'altro per condividere, confrontarsi, rivivere determinati momenti, io stesso cerco spunti nei racconti degli altri, che siano musica, immagini o parole, è dalla qualità di questo scambio continuo che viene fuori quello che siamo e si gettano le basi su cui costruire quello che saremo.
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