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35mm, APS, m43 … Le dimensioni contano? e quanto?… ma soprattutto perché?
Rev. 2
Una delle questioni più calde dei luoghi dove si parla di
attrezzatura fotografica (che spesso poco ha a che vedere con la
Fotografia) è quella sulle dimensioni dello strumento, con l’implicita proporzionalità diretta tra dimensioni e qualità.
Evitando le specificità di esigenze di un certo tipo, che
chi ha sa già come risolvere (quindi un professionista o un amatore
avanzato che deve arrivare a determinati risultati con determinata
attrezzatura saprà già che cosa gli serve e cosa no), l’errore più
frequente è quello di riferirsi nelle discussioni a qualità di immagine
pura tirando i files all’inverosimile su iso stellari e pixel peeling
compulsivi, o di contare gli scatti al secondo, o di comprare a peso.
Insomma tutti parametri che a mio avviso sono veniali, la maggior parte
dei quali sono stati introdotti dal digitale (prima la pellicola era
uguale per tutti i corpi, volendo) e che possono distrarre dal fine
reale delle attrezzature.
E quali sarebbero le cose da valutare allora? beh io dico sempre di chiarirsi prima le idee sulle reali esigenze fotografiche personali,
non esiste il corpo perfetto migliore di tutti per tutti, si tratta
sempre di compromessi che ci consentano di non essere troppo tarpati nel
nostro workflow creativo. Ma ci sono molti miti da sfatare,
innanzitutto quello della qualità.
Una delle ragioni per le quali si inciampa nel mondo
delle mirrorless è quella del ridurre il peso, di cercare qualcosa di
più maneggevole che non ci faccia sentire in difetto di qualità rispetto
al più conosciuto mondo genericamente denominato Reflex.
Le alternative sono tra chi è rimasto sui sensori APS e chi ha deciso di miniaturizzare nel m43,
e la domanda più frequente è se un sensore più piccolo possa essere
paragonato alla resa di sensori di maggiori dimensioni (tralascio le
attuali uscite 35mm nelle mirrorless che credo appartengano a un’altra categoria di approccio).
Vorrei provare una analisi realistica (e non numerica),
dividendola in due parti, quella Operativa e quella Qualitativa, ma
voglio fare di più rispetto all’APS, confrontare il 4/3 direttamente con il 35mm, quindi prenderò la mia Olympus OMD M5 e la mia Canon 5D Mark II per cercarne i relativi pregi e difetti.
SEZIONE OPERATIVA
La Canon 5d Mark2, che non necessita di molte presentazioni data la sua notorietà, naturalmente pesa, non solo il corpo, ma anche le lenti che devono coprire l’intero sensore hanno una loro importante presenza.
Restando al solo corpo parliamo di 938gr,
molto ergonomici sicuramente, bello il comfort dell’impugnatura, il
mirino ottico e il display; sul campo si ha un buon feeling, con le sue
ottiche ultrasoniche l’AF è molto veloce e silenzioso, la durata della
batteria è molto alta anche a pieno regime di scatto e il mirino ottico
sempre gradevole da usare.
I limiti che ho riscontrato io iniziano quando la si usa per reportage street o di viaggio,
da un lato per il peso (io amo impugnare con una mano sola per gestire
velocemente i PDR (punti di ripresa) e questo dopo un po’ di utilizzo
può farsi sentire sul polso; c’è anche un aspetto da tenere presente
riguardo mirino e display, pur avendo il live view, le reflex per la
loro natura hanno una messa a fuoco a differenza di fase (quella ML è a
differenza di contrasto o ibrida) che quando si passa alla modalità live view rallenta tutto, sia l’AF che la reattività allo scatto, insomma scordatevi di “cogliere l’attimo” in live view. C’è inoltre il grosso handicap dello schermo fisso
delle ammiraglie reflex (che continua ad essere presente anche su
alcune mirrorless), e in PDR ad altezze che impediscono di usare il
mirino (pavimento o rialzate o comunque spostate dall’asse del corpo
quando si sporge la macchina) si rischia di perdere lo scatto, o ancora
peggio, di non essere portati a sperimentare PDR più originali del
classico point & shot ad altezza testa.
Molti insistono nel ritenere indispensabile il mirino,
soprattutto ottico (le mirrorless per loro natura devono utilizzare
mirini elettronici o in rari casi ibridi), ma questo secondo me
introduce una componente di abitudine gestuale che prevale su una analisi della scena o del soggetto per determinarne il PDR più efficace.
Magari non tutti sono disposti (o non sempre è possibile) a sdraiarsi
per terra o salire su punti in alto per fare lo scatto inquadrando nel
mirino (una volta si vedevano i fotografi con scaletta al seguito).
Tutto questo porta anche ad un altro effetto, quello di non passare proprio inosservati e alterare la scena con la propria presenza
evidente o acrobatica, il che si somma al fatto che una reflex con
un’ottica bella importante davanti cattura facilmente l’attenzione.
Se prendiamo l’Olympus OMD E-M5 le cose cambiano drasticamente, iniziamo dai pregi: pesa 400gr,
meno della metà della 5d2 il solo corpo, considerando che le ottiche
sono davvero minuscole, performanti e luminose, il risparmio di energie
per il trasporto e la maneggevolezza si moltiplicano esponenzialmente,
soprattutto con i fissi. Il fotogramma di dimensioni più contenute ha il
vantaggio di essere più facile da coprire, e spesso i vetri a
disposizione hanno un’ottima resa anche ai bordi, punto debole delle
lenti per 35mm.
Ma tornando all’operatività, un corpo del genere ha una feature davvero importante, l’IBIS,
uno stabilizzatore sul sensore che lavora su 5 assi, in grado di
aiutare a scattare con tempi impensabili sulle altre macchine, anche
grazie al peso contenuto dell’insieme.
Questo comporta dei benefici indiretti non da poco, le
ottiche non necessitano di stabilizzatore, saranno più economiche e
compatte, e qualunque obiettivo si decida di adattare beneficerà di
questo plus, anche un vecchio manuale.
Altra questione da non sottovalutare è la velocità operativa, della M5, con un af fulmineo su molte più aree (36 vs 9), gestibile anche da touch screen, una raffica che si avvicina ai 9fps, una silenziosità molto maggiore del “clonk” dello specchio e una customizzazione da menu che non teme rivali. Naturalmente la questione dell’ergonomia e dell’impugnatura cede il passo alla 5d2,
ma impugnandola a una mano sola la piccola M5, magari coadiuvata da un
half grip aggiuntivo (il battery grip è modulare e si può tenere solo la
parte dell’impugnatura), ha le ghiere facilmente gestibili, e in una
configurazione con la compensazione dell’esposizione o i
tempi/diaframmi, si ha tutto sul pollice/indice della mano dx, con una
semplificazione del flusso di lavoro incredibile senza staccare gli
occhi dall’inquadratura, che sia mirino (quello elettronico fornisce
tutti i dati e anche una preview del risultato reale) o display
(tiltabile verticalmente sulla M5).
I contro sono nella durata della batteria inferiore rispetto alla reflex, l’elettronica e la stabilizzazione assorbono molto,
ma questo è facilmente superabile con qualche batteria di scorta in più
(con due batterie ho coperto intere giornate di uso in viaggio con foto
e video).
SEZIONE QUALITATIVA
Canon 5D Mark II + Tamron 28-75/2,8
Parlando di immagini non si può negare che i raw
della 5D2 siano davvero naturali, con una resa dinamica ampia e
gradevole, con alti iso ben gestibili, un buon recupero delle luci/ombre
in situazioni di forte contrasto, insomma fa il suo dovere alla grande. Di certo rispetto alla Olympus che ha dei JPG ottimi già pronti (oltre al raw naturalmente) la Canon costringe al raw,
che è sempre un plus per la versatilità ma che si traduce in una mole
di post produzione proporzionata al numero di scatti che si fanno (e
quando ci si ritrova 4/5 mila foto da sviluppare sono dolori) e inoltre
occupa molto più spazio nelle memorie (almeno 4 volte di più), e anche
in questi casi può essere determinante sia per l’autonomia che per
l’archiviazione.
Ma quanto si discostano in termini qualitativi, all’occhio
umano, due files ottenuti con i due sensori così diversi nelle
dimensioni? Beh, non molto, sicuramente in condizioni limite
viene fuori il gradino in più del grande sensore, penso a situazioni di
fortissimo contrasto tra alte luci ed ombre, oppure a iso molto spinti,
diciamo sopra i 3200. Nella quotidianità sarà difficile capire dal
file finale quale macchina lo abbia prodotto, e per quotidianità non
intendo luce ottimale, ma anche usi notturni, e condizioni non proprio
facili di indoor. Personalmente sulla M5 ho il range autoiso con limite a 1600, e li uso serenamente sapendo di avere un buon risultato.
Canon 5D Mark II + Tokina 16-28/2,8
Olympus OMD M5 + Zuiko 12-50/3,5-6,3 EZ ED
Canon 5D Mark II + Tamron 28-75/2,8
Ma non dobbiamo dimenticare che la qualità delle immagini è strettamente legata alle ottiche che si utilizzano,
e per avere dei relativi all’altezza sulla Canon sarò costretto a spese
e Kg non indifferenti, anche perché il frame 35mm è grande, e mantenere
un’efficenza di resa omogenea anche ai bordi è molto dispendioso,
mentre i piccoli m43 sono davvero dei gioielli, spesso superluminosi e
nitidi per ingombri di profondità che partono dai 2cm ca. con pochi
grammi di peso, ma non sottovalutateli. Certo esistono anche ottiche
piuttosto ingombranti, ma si tratta di focali e aperture che nel loro
relativo 35mm sarebbero enormi.
Per la questione psicologica del risultato finale, Robin Wong
(una persona da seguire assolutamente se si è attratti da questo
standard) ha scritto un’articolo molto significativo, un test di stampa
che confronta l’ultima nata OMD E-M1
con il mondo delle reflex professionali a pieno formato, e la cosa
significativa è che, pur essendoci fotografi professionisti in gioco,
solo la metà delle persone è riuscita a distinguere le stampe di grande
formato prodotte nelle medesime condizioni, potete leggerlo qui .
Un'altra considerazione importante nel confronto di macchine diverse con sensori diversamente performanti la fa Pekka Potka nel suo blog quando confronta la Mirrorless Full Frame della Sony con la nuova OMD M1 di Olympus (ma anche M5 con uno stop in meno), leggendo questo suo articolo emerge che si, il sensore più grande può reggere meglio gli alti iso di un paio di stop rispetto alla M1, ma nell'utilizzo normale lo stabilizzatore della M1 e della M5 consentono di scattare senza rischiare il mosso con tempi molto più bassi, recuperando abbondantemente il gap degli iso.
Un'altra considerazione importante nel confronto di macchine diverse con sensori diversamente performanti la fa Pekka Potka nel suo blog quando confronta la Mirrorless Full Frame della Sony con la nuova OMD M1 di Olympus (ma anche M5 con uno stop in meno), leggendo questo suo articolo emerge che si, il sensore più grande può reggere meglio gli alti iso di un paio di stop rispetto alla M1, ma nell'utilizzo normale lo stabilizzatore della M1 e della M5 consentono di scattare senza rischiare il mosso con tempi molto più bassi, recuperando abbondantemente il gap degli iso.
Il termine che sintetizza le decisioni di migrare a sistemi del genere per me è EFFICENZA, questi
corpi ML di fascia alta riescono a dimostrarsi più versatili e pratici
per qualunque situazione, e spesso fanno la differenza sul poter fare lo
scatto o meno, ancora di più se consideriamo che molte delle
reflex passano la loro vita a prendere polvere negli armadi perché
scomode da trasportare.
Ci tengo a precisare che questo articolo è scritto
cercando di mettere i relativi pesi sui due piatti della bilancia, ma
questi pesi non hanno valori assoluti per tutti, perché ognuno sa di
avere le sue priorità, a volte irrinunciabili, altre meno; quello che
cerco (anche nel confronto con altre persone) è che le osservazioni che
vengono mosse in questo campo siano dettate da esperienza reale e non
faziosità o ignoranza (verso ciò che si critica). Io ho deciso di
viverlo sulla mia pelle e posso dire che tutto quello che ho fatto da
febbraio scorso, quando ho preso la mia prima Olympus EPL5, ad oggi, gli
ultimi 10 mesi di vita fotografica, ha visto una crescita enorme in
termini di ispirazione e libertà creativa, mi auguro anche qualitativa
per ciò che concerne la fotografia come espressione artistica (discorso
tecnico a parte).
nota: ho trattato superficialmente molti dei requisiti
anche importanti delle macchine, e questo per non mettere troppa carne
al fuoco in un discorso già ricco, alle prime occasioni utili parleremo
anche di altri aspetti qui lasciati a margine o del tutto omessi.
nota 2: gli scatti pubblicati sono da ritenersi
puramente indicativi, sono stati fatti a mano libera in una passeggiata
con le due macchine, proprio per testare il feel sul campo.
© Renato Greco 2013 - riproduzione totale o parziale vietata - All rights reserved
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